| Pegasus Crystal e Andromeda sono morti oramai... ma visto che volevo intervenire di nuovo anche io in questo topic, vi leggo una favoletta che avevo scritto tempo fa... chissenefrega che qualcuno se la prenderà a male. Io mi sono divertito tanto a scriverla un paio di settimane fa... e ora la propongo a voi, sperando di divertirvi altrettanto. (se volete leggerla, aprite lo spoiler) La storia della fenice della malora C'era una volta una fenice che non riusciva a rinascere... il DM disse che era attribuibile ad ogni persona che volesse veramente, che era meravigliosamente potente e dall'aspetto fiero... ma lei restò sfitta, nonostante un gioco a premi assegnasse una scelta di personaggio ad un massimo di 5 giocatori lei, tanto ambita perlomeno sulla carta, rimase paradossalmente l'unico bistrattato trofeo assegnato per esclusione ad un giocatore che non partecipò neppure al gioco a premi... ad un giocatore anzi che altrimenti si sarebbe ben divertito anche a fare il personaggio "minore", ad esempio Aspides. La fenice provò a spiccare il volo durante una guerra galattica, però si rese conto di non volare più alta del suo cosmo poiché erroneamente il giocatore la voleva forzare a fare una picchiata lunga e complessa contro le sue possibilità... che erano ben altre. La fenice dovette tornare giù, e tempo dopo, il giocatore piangente per il rimorso disse che non voleva più farle del male. Disse che si era pentito di averle fatto fare quella cosa contronatura, e quindi la lasciò libera di andare a rinascere da qualche altra parte. Un po' triste, la fenice fu assegnata ad un altro giocatore, che pur essendo arrivato tra i primi nella guerra galattica era rimasto senza il suo personaggio causa forzatura contronatura che ne aveva causato la morte contro un avversario che poi si rivelò amico. Il giocatore, invece di capire tutte le potenzialità della fenice, decise di usare indiscriminatamente la potenza della sua fiamma, facendo del male a un povero ragno e rischiando di cuocere anche se stesso, e non accorgendosi che poteva spiccare il volo con le ali nonostante le zampe fossero imprigionate. Inoltre, il nuovo giocatore della fenice iniziò ad usarla per sviolinare infuocatamente quanto insensatamente le lodi del suo ex-personaggio, miseramente morto, in faccia a colui che lo aveva battuto, e che invece si era rivelato ben più prezioso amico per gli altri. Il personaggio fu talmente offeso da odiare addirittura la fenice. A questo punto il primo giocatore iniziò a protestare: disse "io non ti ho lasciato una fenice per fare il gradasso, smettila di scherzare col fuoco o ti farai del male e ne farai agli altri" "questo è quello che pensi tu" disse il giocatore, e continuò a infuocare esclusivamente le cose attorno, mancando gli avversari. Il primo giocatore stava così a guardare lo sfacelo, mormorando di tanto in tanto "ah fenice fenice". Quando il secondo giocatore si rese conto di aver sbruciacchiato anche gli altri attorno, che risposero con il fuoco della rabbia, il giocatore in questione rispose che era l'unico che non aveva torto... e scomparve dal gioco irresponsabilmente. Lasciando gli altri nella merda più totale. La povera fenice fu degradata e assegnata, ancora una volta paradossalmente, allo stesso giocatore che l'aveva buttata fuori dal combattimento durante la guerra galattica. Egli aveva peccato di presunzione, e la potenza della sua catena aveva solo potuto soccombere contro la devastante potenza del mare... che si rivelò ben più preziosa amica per gli altri. Ma il giocatore troppo tardivamente iniziò a pensare che era meglio avere la fenice dalla sua parte, e forse immeritatamente si prese un personaggio ben più potente, ma si crogiolò esclusivamente del suo possesso, e la fenice il più delle volte fu messa a riposare senza più bruciare la sua fiamma, sempre più gonfia di rabbia e di fuoco, mentre le partite si susseguirono e il povero uccello di fuoco restò sempre rimpianto come fosse morto... senza neppure esser rinato, com'era sua abitudine. Vi fu addirittura un episodio in cui la fenice decise di mandare al suo posto, abituata ormai al riposo e alla pigrizia, un cigno tonto ad ammazzare il nemico. "se sei più infuocato tu, allora vai, fammi vedere cosa sai fare!" Il cigno all'inizio si comportò da spaccamontagne, ma difronte ad un avversario più potente si trovò totalmente impreparato, pisciandosi sotto dalla paura. In un battibaleno scoprì che neppure sapeva usare la potenza del ghiaccio, figuriamoci quella del fuoco, e alla velocità della luce mentre era intrappolato in una gabbia, fu costretto a esalare il suo canto, per mano di un suo amico, paradossalmente, che aveva sbagliato il colpo. Dopo esser scampata al pericolo la fenice iniziò a crogiolarsi allora nei suoi mali: sono debole, disse, non ho la forza di incenerire avversari così forti. Sono realista. Non riuscirò mai a rinascere potente come un tempo. Il mondo ha perso uno dei suoi miti. Mentre stava impigrendo, la fenice ebbe un forzato scontro con una sagitta, che fregandosene del fuoco (che le gravitava attorno ma non la colpiva mai visto che i soffi di fuoco erano deboli deboli) disse "ora basta coi fuochi artificiali, se questa è tutta la tua potenza, te ne andrai all'altro mondo quando ti colpirò al cuore". Altrettanto paradossalmente, fu l'acqua a guarire l'uccello di fuoco dallo stato comatoso in cui la sagitta lo aveva ridotto: un sorso di acqua miracolosa faticosamente guadagnato da coloro che le stavano attorno mise fine allo stato comatoso... riprendendo però i ripensamenti continui e lo stato di letargia del povero animale che agonizzante iniziò a subire gli atteggiamenti risentiti di chi l'aveva salvata. "ci siamo stufati, tu non fai null'altro che la cosa sbagliata al momento sbagliato: non ti avvicini mai abbastanza al nemico e non misuri il raggio del tuo colpo infuocato... se vai avanti così sei inutile, e non salvi mai noi, lo capisci questo?" il terzo giocatore iniziò ad avere dei dubbi: iniziò a dire "è un personaggio troppo difficile per me da giocare", intanto la fenice era agonizzante dal dolore, e non sapeva porvi rimedio. Un giorno, mentre erano tutti distratti, la fenice provò a trasformarsi in un'armatura splendente da sfoggiare alle migliori fiere del fumetto. Ma ad un certo punto tutti iniziarono a mettersi attorno ad essa, e iniziarono a pretenderla. Tutti volevano indossarla, e nessuno si decise mai su come assegnarla. E anzi sono ancora lì che se la litigano... La fenice si rattristò pure di più, pensando che tanto sarebbe stato sempre così: nonostante la sua potenza e la sua fierezza di aspetto che normalmente facevano inorgoglire chi la possedeva, c'era sempre il problema di CHI finiva per farle da padrone. Se non si sceglieva, finiva per restare sfitta. Se si sceglieva si sceglieva sempre in modo di far riscaldare gli animi di tutti. Per questo, nonostante la bellezza di questo uccello, la fenice prese il nome di Fenice della Malora, specchio e vittima di ogni contesa, di ogni litigio e di ogni imperfezione del genere umano, non certo di essa stessa. Quando una cosa è troppo perfetta, e quando si lascia alla portata di tutti gli esseri imperfetti, essi vogliono pretendere di essere tutti vicini alla sua perfezione per poterla possedere, altrimenti fanno come la volpe e l'uva. Povera fenice, quanta pena mi fai, con tutta la tua potenza e combattività, la tua nobiltà d'animo e di azioni di cui sei il simbolo: cosa potrai mai fare per rinascere se vieni annegata dalle controversie di una selva di persone che a tutto pensano fuorché a come sia divino averti al fianco in combattimento? Torna dai tuoi simili, Fenice. Lì potrai rinascere. Piantala di stare qui tra noi a fare l'uccello della malora, così perfetto da far risaltare in maniera così insopportabile le imperfezioni degli esseri finiti. Qui non sei certo benvoluta. Nessuno ha la forza di seguire il tuo esempio. Nessuno, proprio nessuno ha il coraggio di rinascere a nuova vita come giocatore. Amen.
Dedicato alla memoria di Enzo Tortora... che come giornalista era poco conosciuto, ma scriveva cose meravigliose. Edited by Ryoga_BDN - 21/8/2009, 14:46
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