| Dedicato al... sogno che ho fatto, e che mi ha rievocato ricordi non troppo remoti ma ben più felici della stasi intellettuale che caratterizza l'età adulta, a cui mi sono ormai inoltrato (anche se direi come Nanni Moretti su Caro Diario che rispetto a molti potrei considerarmi uno "splendido quarantenne"). Scrivo qui, perché non ho trovato altrove il topic sui cosiddetti "amici scomparsi". Scrivo qui, perché quando il cosiddetto "ricordo felice" ti fulmina con l'arma del sogno, ti lascia solo gli occhi lucidi. E una sensazione di incompiutezza, di qualcosa che non si ripete più, anche a uno che ormai, come me, è diventato adulto e quindi "piacevolmente insensibile" (come direbbero i Pink Floyd). Una persona, un AMICO, scomparve dal gruppo qualche anno fa. Mi sento di indicarlo solo con l'iniziale. Tutti quelli che mi conoscono da anni sanno chi è. B. Era una persona un po' agitata, un po' incostante, ma anche parecchio allegra. Sono uno che non fatica a trovare punti di interesse a discorrere e simpatizzare con persone dell'altro emisfero. Le sento fortemente vicine. Ho anche parenti acquisiti in Argentina... lui, proviene da una nazione vicina. Aveva una certa cultura, B., era interessante discorrerci, e all'epoca non mancava mai di discorrere con me, scherzavamo insieme, scherzava con tutti, era sempre costantemente su di giri. Ridevamo assieme di una cosa troppo assurda chiamata "Fuccons". Mi aveva pure fatto una foto-scherzo che era diventata qualcosa di divertente, autocaricaturale. E voi sapete come sono permaloso io... con lui non lo sono mai stato minimamente perché la cosa mi aveva davvero divertito, ci divertivamo a ripeterla quasi ogni volta che uscivamo. Aveva, ripeto, le sue pecche caratteriali, ma le abbiamo tutti, ed in quegli anni non si badava a ciò, nel divertirci tutti assieme. Eh sì, tutti assieme. Perché io, non parlo tanto della persona da sola. Quanto del contesto. Facevamo cosplay, nel mio gruppo di amici, e abbiamo con ciò conosciuto gente... non solo da varie parti d'Italia, ma anche da nazioni differenti. Eravamo in un contesto festoso, sempre in giro per fiere, tutti colorati, sempre su di giri, sempre a vincere premi... ci divertivamo tutti... il fatto che fossimo anche un gruppo di provenienza internazionale mi rendeva anche più raggiante. Non so onestamente quanto sia rimasto del vecchio B., ha preso la sua strada. Non lo condanno per questo, io continuo ad avere i miei amici attuali, lui ha cambiato giro, gli sono interessate altre cose, così come è accaduto a me, tutti cambiamo. Ma quando fai un sogno, in cui ti trovi di nuovo in quell'atmosfera festosa, colorata, quando ti trovi a casa sua (oppure in quella che pareva essere casa sua, non ricordo bene) a ringraziarlo quasi commosso perché lui era l'unico che mi chiamava ancora Ryoga... allora, e solo allora, i ricordi ti si attaccano addosso come piombo infarcito di superattack, e diventano dolorosi, ti svegli con le lacrime agli occhi e il desiderio di piangere. C'è qualcosa, qualcosa di collettivo, che il vecchio B. rappresentava, in quel sogno soprattutto, qualcosa che non si scatena tutti i giorni, ma che attende un sogno del genere durante un periodo di stress, per manifestarsi, con una maniera dolorosa, perché è subdolo. Quel qualcosa ti fa credere di essere forte, in altri momenti, poi ti colpisce nel modo e nel periodo in cui la tua povera anima è più indifesa, durante il sonno. B. rappresenta solo un simbolo. Di qualcosa di quegli anni che se n'è andato, e l'ho percepito molto tardi. Vado avanti con la mia vita di tutti i giorni, con le controversie ideologiche, con le incazzature solite, con i momenti goliardici, gli errori, le azioni "creative", ho fatto un disco... Mi chiedo, se sono questi i ricordi che rendono la vita più felice. O più triste quando ti rendi conto che sono il passato che non torna. "quant'é bella giovinezza" no... voglio personalizzare la citazione, una canzone anni '60 che mi piaceva da piccolo, e quanto è attuale per me in questo momento: "Quelli eran giorni sì, erano giorni e tu Al mondo non vuoi chiedere di più Noi ballavamo anche senza musica Di là passava la nostra gioventù"
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