CITAZIONE (Hiroki Yamazaki @ 19/6/2009, 18:44)
Oggi come oggi è la fantascienza il genere che vedo maggiormente al cinema e più volentieri (chissà come mai)
Chissà come mai?
Pensavo fosse solo astronavi e lotte con alieni mostruosi, invece...
A pensarci bene vi è UN film che dopo oltre 40 anni è il simbolo intramontabile della fantascienza più "metafisica" e visionaria.
Qui si va sulla Luna appena un anno prima che l'uomo ci è andato nella realtà. E non è per una sciocca passeggiata.
Pare strano, ma distrattamente o meno conservo parecchi ricordi di questo film indelebili sparsi in tutta la mia vita, nonostante sono stato tardivo a capirlo tutto (e ancora non ho finito). Ma l'ossessione la ho da un paio di settimane: paradossalmente, da quando siamo andati tutti a vedere il quarantenario dello sbarco sulla Luna.
Vidi il film a 7 anni e nonostante non lo capissi appieno, il linguaggio visuale, senza quasi dialoghi, la volontaria lentezza narrativa e la linea temporale che copriva la preistoria fino all'era spaziale, era tutto quanto una cosa che non lasciava indifferenti. Soprattutto per il finale.
Lo vidi un paio di altre volte in adolescenza, diciamo che non mi piaceva come genere ma ero sempre disposto a rivederlo. Era un'esperienza interessante e diversa ogni volta che lo rivedevo.
Ma perché dare addosso a un film solo perché non è indipendente?
Tralascerei il fatto che è uno dei capolavori del cinema di tutti i tempi, quasi un'icona sempiterna. Ma non tralascio Kubrick e non perché è un regista di Hollywood. Ma perché ho le prove che è un vero maestro. Le prove sono nell'estetica narrativa qui usata. Chi altri sa creare un'esperienza del tutto visuale come in questo film? Non ne conosco. Chi sa dare migliori giudizi secondo voi, un VERO critico cinematografico (Ricordate: il film OGGI è capolavoro, ma ALL'EPOCA non fu capito e la critica lo stroncò come incomprensibile e lo gettò nel gabinetto), oppure uno spettatore che dal complesso dell'opera trae il messaggio profondo e lo trasforma in perla di saggezza per capire meglio ciò che gli sta attorno grazie all'attenta fruizione di un'opera d'arte, quand'esso si ritrova nella visione dell'artista?
Il monolito nero atterra dallo spazio, e spinge all'evoluzione una tribù di pitecantropi preistorici, da allora nascono la caccia e le tattiche di guerra. 4 milioni di anni dopo un altro monolito uguale appare sulla Luna nell'era spaziale del futuro, e punta una fortissima onda radio verso Giove.
Ne ha fatta di strada l'umanità dai pitecantropi... chi sopravvive al computer impazzito della Discovery arriva a destinazione nell'orbita di Giove, e si sorbisce un viaggio lunghissimo ad alta velocità nelle più recondite dimensioni del cosmo, simboleggiate da un caleidoscopio di colori che ha quasi del LISERGICO (e che effetti speciali per il 1968, ma soprattutto COME sono stati dosati: se non è maestria questa...). Poi il protagonista si trova in uno spazio simboleggiante il limite umano (una normalissima casa), e invecchia velocemente fino a morire.
Dai suoi resti, una nuova razza cosmica nasce, ancora in fase di embrione. Un feto con gli occhi spalancati sul futuro. La forma di vita più vicina alla perfezione... e per questo forse anche inquietante di aspetto, per chi non capisce, per chi è ancora ancorato SOLO ai limiti umani.
Posso capire per qual ragione da piccolo il film mi faceva anche esagerata inquietudine, con quella musica così sinfonica e pomposa quanto drammatica ed apocalittica che era il "Zaratustra" di Strauss (oramai nota solo come "il tema principale di 2001"), che descriveva ogni piccolo e grande progresso dell'evoluzione dell'intelligenza della razza umana dagli inizi ad oggi ed oltre.
Il ciclo della vita continua, ogni morte è nuova nascita, e il Cosmo è lì che aspetta coloro che han forza e spirito di segure ciò che parlò Zaratustra il profeta (l'omonimo tema musicale che sottolinea ogni evoluzione umana, compresa quella EPICA finale, è una citazione dall'opera classica omonima: una citazione degna di un grande cineasta. GRANDE Kubrik!!! E te lo dice uno che non è proprio un tuo accanito fan) quando disse all'umanità di "perseguir virtude e canoscenza" per dirla alla Dante, e di dimenticare i propri limiti per spingerci oltre, verso l'evoluzione della propria coscienza, fino ad armonizzarci con il Cosmo di cui facciamo parte.
Chissà, milioni di pagine sono state dette sul capolavoro di Kubrick, ma a me non frega nulla. Dico la mia comunque anche dopo 41 anni. Perché tanto anche il caro Kubrik soleva dire all'epoca "il mio film è un'esperienza FORTEMENTE visuale, descriverlo a parole non è compito mio, le speculazioni le lascio agli altri". Probabilmente però un certo messaggio fisso di fondo (certo interpretabile) vi è sempre stato, solo che lui all'epoca era TROPPO avanti, e non era sicuro che fosse compreso.
Bene oggi penso sia comprensibile. Buona rinascita a tutti. Il senso di questo film mi è più chiaro ora. Probabilmente anche per me Strauss suonerà Zaratustra. Ma so che la strada è ancora lunga... vedete questo film con occhi nuovi, e non ve ne pentirete.